Associazione Italiana Contro l'Epilessia Onlus - LIGURIA


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Epilessia - cenni storici

A causa delle sue manifestazioni cliniche eclatanti e imprevedibili (il termine epilessia deriva dal greco epilambanein, “essere colto di sorpresa”) l’epilessia veniva considerata dagli antichi sacerdoti come segno dello sdegno degli dei (Mal sacro). L’epilettico era considerato posseduto.
Il codice di Hammurabi (1780 a.C.) negava all’affetto da epilessia l eventualità di sposarsi e testimoniare in tribunale. Gli antichi romani temevano e provavano ribrezzo per il morbo comitialis: una crisi epilettica che colpisse un partecipante al comizio era segno di cattivo auspicio per gli affari di Stato. A partire dal VII secolo a.C. la figura del medico filosofo si sostituisce gradatamente al sacerdote e con Ippocrate (IV secolo a.C.) nasce un metodo di studio fondato sull’osservazione dei fenomeni naturali che si contrappone alla concezione magica della medicina nel tentativo di abbandonare i falsi preconcetti e pregiudizi allora esistenti. Egli stabilì che la causa dell’epilessia fosse da ricercare nel cervello e creò un primo studio descrittivo della malattia. Nelle figure del periodo successivo ad Ippocrate (Areteo, Galeno) resta costante l’impegno nel tentativo di spiegare organicamente la malattia ed abbandonare gli influssi del passato con la loro connotazione magica. Purtroppo, però, il progresso non sconfigge, come per altre malattie, le credenze popolari sull’epilessia.
Con la fine dello spirito di ricerca in campo scientifico successivamente al II secolo d.C., si entra nell’oscurantismo del tardo medio evo: il medico filosofo viene sostituito dal monaco demonologo. L’epilessia, considerata alla stregua delle altre malattie mentali, diverrà segno del demonio, l’affetto da epilessia, ritenuto in preda a forze estranee malvagie, mostruoso essere in cui convivono disturbo psichico e vizio. Pagherà con torture, persecuzioni e morte.
Attraverso il travaglio del 600, dove il ritorno della medicina ippocratica si contrappone alla teoria demonologica, è nel 700 che la malattia si libera della superstizione pur venendo classificata come malattia neuropsichiatrica. Ma è sempre nel 700 (Tissot-1774) che per la prima volta, con due secoli di anticipo, viene sottolineato il pregiudizio che per centinaia di anni si era formato nei confronti dell’epilessia evidenziando l’aspetto sociale della malattia come fattore imprescindibile di cura del malato.
Dominio della psichiatria nel XVII e XVIII secolo, sarà nella seconda metà del XIX che l’epilessia verrà finalmente classificata malattia neurologica, e solo nel XX secolo si porranno le basi della moderna epilettologia.

“L’anestesia che gli epilettici hanno nei loro sensi, la portano anche nel cuore”
Così scriveva Cesare Lombroso, il medico torinese fondatore della moderna criminologia, quando elaborò nell'800 il concetto di "pazzia epilettica" che, secondo i suoi studi, costituiva il denomi-natore comune della personalità criminale. Le sue teorie, poi sconfessate dai progressi della medicina, hanno ricevuto il colpo di grazia all'ultimo congresso della Società Italiana di Neurologia, occorso a Padova (novembre 2009). Qui è infatti arrivata la definitiva prova anatomica degli errori di Lombroso: la sua unica intuizione corretta è stata l'aver associato la tendenza criminale a un substrato cerebrale, che però con l'epilessia non ha nulla a che vedere.

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C. Peccarisi – "Quanto pesa l'onestà" - Corriere della Sera



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